La confessione di un’artista

Pensando al mio dipingere, al mio bisogno di esprimere il profondo io, l’essenza di me stessa, tramite lo scorrere di un pennello su di una tela, comunico che per me l’arte è la mia compagna di vita. La mia compagnia, il mio svago, un continuo dialogare con la parte più recondita di me.

Dipingo, parlo con il mio inconscio e ne sento il monito, l’urgenza e la necessità di uscire dalle mie stesse gabbie e chiusure. Osservo le tematiche che, di tela in tela, propongo – dalle finestre aperte ai fiori, alle case… ai villaggi surreali… – e noto che sono sempre imbrigliate in un contorno nero. Una bordatura spessa e nera che mi protegge dagli altri e da mille possibilità di soffrire e nel contempo, tutela gli altri dalla naturale possibilità che a farli soffrire sia io.

Ritengo infatti che ogni essere umano, coscientemente o incoscientemente, possa essere causa di ferite enormi agli altri. Mi ritrovo, di conseguenza, trincerata verso me stessa e verso gli altri quasi inconsapevolmente e quasi nell’impossibilità di fare diversamente.

Tutto questo, attraverso la mia arte, me lo sottolineo e poi mi accorgo che sto comunicando anche agli altri, alla società. Immergendomi in ciò che dipingo colgo che il messaggio forte che giunge al mio stesso sentire è: “Guardate, attraverso l’energia dei colori che uso, guardate quanta vita e quanta potenza c’è nell’essere. Quindi abbattiamo questi confini, viviamo con maggior libertà e complicità l’empatia dell’esistere come persone, come Vita!”  A questo punto la domanda sorge spontanea: “E io nell’arte come li abbatto?” Lo faccio attraverso il mio filo. A volte sono tanti fili proposti allo stesso quadro, a volte, è un solo filo e comunque, almeno uno, inesorabile, c’è sempre. E’la mia etichetta, il mio marchio di fabbrica che, ad un certo punto, sembra avere l’ineludibile necessità di palesarsi. Il mio filo non ha contorno. Mi sono chiesta spesso: “Come mai il mio filo non ha contorno e tutto il resto invece, ha una bordatura enorme, spessa, nera?” Ecco la risposta. Il mio filo è il mio vero contatto, mettersi in contatto con gli altri e con sé stessi non è, per forza, stare insieme. Il contatto profondo avviene attraverso l’energia le emozioni, le vibrazioni che io dò agli altri e che gli altri danno a me ma che, parallelamente, ognuno di noi si permette di vivere.

Spesso nei miei quadri compaiono delle note e io penso che la vera sintesi del mio filo – cordone ombelicale della Vita, nutrimento spirituale della materia- sia la musica stessa. In lei, questa spiritualità assume la sua massima essenza. La musica è sia astratta, sia vibrazione, sia spirito che materia perché la musica la ascolto, non la vedo ma la posso toccare, attraverso gli strumenti musicali e la posso scrivere, plasmando insieme a lei, le sue melodie. La musica arriva dritta al cuore e dona potenza al mio personale sentire e anche, al sentire corale di ogni gruppo. Permette dunque, ad ogni singolo di entrare in contatto con sé stesso e contemporaneamente, con gli altri. Crea una vibrazione universale caratterizzata da specifiche, quanto individuali, modalità di sentire.  La musica unisce tutto e tutti ma rispetta l’individualità di ogni singolo essere vivente. La musica arriva ad ognuno di noi creando movimenti interni diversi. Almeno per quanto mi riguarda, lei è la porta principale per uscire dalle proprie gabbie, dalle chiusure che possono essere vere carceri, veri blocchi di cemento.

Trincee dell’io, di un se stessi che poco conosciamo. Io, attraverso la mia arte, mi sento costantemente, richiamata ad incontrare me stessa e sto iniziando a capire che forse, nello stesso tempo, senza pretendere di essere, per forza, assecondata, sprono gli altri ad incontrare più visceralmente se stessi in un io individuale e collettivo.

Con questo richiamo alla Vita, ringrazio i ricettori principali del sentire. Ringrazio i nostri sensi, strumenti fondamentali del produrre e del percepire l’arte dentro ed intorno a sé. I sensi colgono costantemente l’arte, anche dove la mente non la cataloga, non la decodifica, forzatamente, in opera d’arte.

I sensi pongono l’arte in uno sguardo, in un respiro, in un abbraccio, nel sapore di una fragola e nella vocetta stridula di una nonna che racconta. E il mio filo dei sensi corre e raggiunge il centro nevralgico del NOI includendo ogni IO.

 

                                                                                                                                               Graziella Massenz  (in arte Nagra)

 

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